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I topi

Parkinson addio

La Malattia di Parkinson è causata da una perdita, progressiva e costante, di un gruppo di neuroni adibiti alla produzione della dopamina, un neurotrasmettitore fortemente coinvolto nella programmazione ed esecuzione di compiti motori, che produce nei pazienti parkinsoniani movimenti rallentati e tremore.

Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Current Biology, i ricercatori hanno però dimostrato che la stimolazione di questi neuroni a specifiche frequenze – almeno nei topi- è in grado di ripristinare il normale ritmo cerebrale, fino a raggiungere risultati indistinguibili rispetto agli animali sani.

La stimolazione cerebrale è già ampiamente utilizzata per il trattamento dei sintomi motori del Parkinson, soprattutto in pazienti che non rispondono alla terapia farmacologica; quello documentato nella ricerca statunitense è tuttavia il primo tentativo di utilizzare la stimolazione cerebrale per fronteggiare un deficit di natura cognitiva, e i ricercatori ne sono ovviamente entusiasti.

Mouse del computer

Il Mouse (parola che in inglese vuol dire topo) è un dispositivo in grado di inviare un segnale ad un computer in modo che ad un suo movimento ne corrisponda uno analogo del puntatore. È inoltre dotato di uno o più tasti ai quali possono essere assegnate varie funzioni.

Il suo inventore, Douglas Engelbart, (1925-2013), in mezzo a mille problemi nel  1967 ottenne il brevetto per il suo “Indicatore di posizione X-Y per display”. Il Mouse fu presentato nel 1968 ad una dimostrazione pubblica a San Francisco, ad oltre mille esperti. Alcuni anni dopo la Xerox produsse il primo computer dotato di interfaccia grafica e mouse.
Ancora oggi, il Mouse viene ancora utilizzato in tutti i computer del mondo.

Due sono le spiegazioni dell’etimologia del nome. La più comune è dovuta alla somiglianza con un topo per  la forma e la sua lunga coda. La seconda immagina la parola come l’acronimo di Manually Operated User Selection Equipment (Appartato operato manualmente per selezionare).

Lacrime sexy

Una lacrima sul viso di un maschio può scatenare la passione nelle femmine – almeno quelle di topo: secondo uno studio dell’Università di Tokyo, le lacrime del maschio di topo contengono un feromone sessuale chiamato ESP1, che rendono le femmine più recettive all’accoppiamento.

La femmina del topo deve venire a contatto col feromone e dopo lo stesso arrriva a  specifiche aree del cervello della femmina deputate all’attività sessuale.

A questo punto, è tre volte più  probabile che la femmina sia disposta ad assumere un comportamento sessuale favorevole nei confronti del maschio. Ma negli uomini piangere di fronte ad una donna non funziona, però. Negli esseri umani è assente il gene preposto all’ESP1 e il suo recettore, quindi è assai improbabile che un uomo possa beneficiare di un vantaggio sessuale – chimicamente parlando – qualora decida di mostrare il suo lato “sensibile”, sottolinea il professor Kazushige Touhara.

La serenata del Topo innamorato

Tutti conoscono molto bene lo stridulo squittire dei topi ma non è quello l’unico suono che emettono. Infatti durante il corteggiamento, i piccoli roditori si producono in una complessa serie di ultrasuoni, non udibili dall’orecchio umano, per far colpo sulla femmina prescelta.

Degli scienziati negli USA hanno scoperto, che anche i topi, come gli uomini, cantano quando sono innamorati.

Dustin Penn, un biologo dell’evoluzione, dell’Università di Vienna ha pubblicato una ricerca nel 2010 in cui ha descritto approfonditamente queste pratiche “canore” di corteggiamento dei topolini selvatici.

La parola Topo

La parola italiana Topo deriva dalla corruzione del dialetto romagnolo del termine latino talpa, una voce generica che indicava tutti gli esponenti della famiglia dei Talpidi.

In greco, quello classico, il sostantivo Mus  μῠς  significa topo ma anche muscolo, perché già i Greci associarono l’idea del muscolo a quella dei movimenti guizzanti dell’animaletto. Questa traslazione fu ereditata dai Romani che chiamarono il topo Mus/Muris e col suo diminutivo, Mùsculus.
L’inglese Mouse conserva, un rapporto con il nome originario dell’antico sanscrito mușh che significava “prendere senza farsene accorgere”.

La parola Ratto invece deriva da rattus, che discende direttamente dal latino raptus, che significa furto, razzia (famoso il Ratto delle Sabine).  Il francese, tedesco, arabo Rat, ricorda la parola onomatopeica rat, che si riferisce al rosicchiare del topo.

Il termine Sorcio, potrebbe derivare dal suono che l’animale produce nel rodere, oppure dal greco Soron σόρον , che significa putridume, da qui i sorex e soricem latini e surice dalettale dell’Italia meridionale

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