Finalmente è accaduto! Non contenti di aver infestato il suolo incontaminato di Marte coi nostri germi, sembra che sul pianeta rosso, ci abbiamo spedito anche un Topo! Come si può notare all’evidenza fotografica.
La sonda Curiosity della NASA ha scattato questa foto sul sito denominato “Rocknest” con la telecamera MastCam il 28.9.2012, durante la sua recente missione spaziale.
L’immagine che appare è quella di un roditore che si nasconde fra le rocce di Marte!
Ma come si potrà facilmente intuire, non si tratta di un topo, ma di una roccia, che ha un aspetto così particolare da rassomigliare al piccolo roditore terrestre.
È possibile rallentare l’invecchiamento?
Dei ricercatori dell’Istituto Salk della California, hanno comunicato di esserci riusciti su topi affetti da invecchiamento precoce. I risultati sono stati sbalorditivi.
Topi anziani sono stati ringiovaniti e la loro vita è stata allungata del 30%. Il test funziona anche su cellule umane in provetta.
Si tratta di un esperimento complesso e ne passerà del tempo prima che si arrivi ad una vera e proprio cura rigenerativa.
Ma lo studio dimostra che il processo di invecchiamento non è irreversibile ed è possibile intervenire per rallentarlo.
I topi sono animali molto furbi e cauti, soprattutto quando in giro c’è il loro predatore classico: il gatto.
Il Toxoplasma condil, un protozoo loro parassita, ha uno strano ciclo di vita: spende parte della vita nel cervello del topo o del ratto per poi trasferirsi nell’intestino del gatto.
Come è facilmente intuibile, per il roditore è fondamentale evitare il gatto, mentre per il protozoo parassita, è importante che il topo venga mangiato dal gatto, per potersi installare nel suo intestino.
Ecco che accade qualcosa che sembra tratto un racconto di fantascienza!
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Andare sullo spazio crea lesioni al fegato. Lo hanno riscontrato gli scienziati, analizzando i topi di laboratorio inviati in orbita, una volta rientrati sulla terra.
E’ un dato allarmante, perché effetti simili, soprattutto in caso di viaggi spaziali della durata di molti mesi, potrebbero riscontrarsi anche sugli astronauti.
Questi dati, pubblicati in uno studio della Università del Colorado nella rivista scientifica Plos One, scaturiscono dalle rilevazione effettuate sui topi che hanno trascorso un periodo di 13 giorni a bordo della navetta spaziale Atlantis nel 2011.
Pare che anche gli astronauti, appena rientrati sulla terra, presentino sintomi simili al diabete, malattia che però sparisce dopo poco tempo. Invece i topi presentavano maggiore quantità di grasso nel fegato , minore vitamina A ed una ridotta capacità di ingerire grassi, nonchè markers di malattie epatiche molto simili a quelle causate da regimi alimentari squilibrati, protratti negli anni.