Dimagrire, riprendere i chili, perderli di nuovo e poi ingrassare ancora e di più. È ciò che temono tutti coloro che riescono a perdere peso. L’effetto è noto come «yo-yo». La colpa è del microbiota, la popolazione costituita da miliardi di batteri che abitano nel nostro intestino.
È quanto emerge da ricerca una pubblicata sulla rivista «Nature». Secondo lo studio, condotto dagli studiosi dell’Istituto israeliano Weizmann, riuscire a «gestire» questi le oltre mille le specie presenti, un ammasso di microrganismi e virus per un peso complessivo che sfiora un chilogrammo, è il nuovo obiettivo da raggiungere per dimagrire in maniera significativa, ma soprattutto definitiva.
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Grazie ai topi ancora una volta, infatti su di loro è stata sperimentata con successo una nuova terapia che consente di rimuovere solo gli anticorpi responsabili della patologia, in questo caso si trattava di una grave malattia di carattere autoimmunitario della pelle, detta Pemfigo volgare, lasciando intatto il resto del sistema immunitario.
Sistema immunitario che il nostro baluardo naturale, il nostro schermo contro tutte le malattie. Il risultato è stato ottenuto ingegnerizzando i linfociti T in modo che distruggessero i linfociti B all’origine della patologia
I sostituti dello zucchero come l’aspartame – commentano i ricercatori del Massachusetts General Hospital di Boston – sono utilizzati con l’intento di promuovere la perdita di peso e ridurre l’incidenza di sindrome metabolica, ma diversi studi clinici ed epidemiologici hanno suggerito che questi prodotti non funzionino molto bene a questo riguardo e al contrario potrebbero contribuire a peggiorare le cose. Il nostro studio ha dimostrato che l’aspartame blocca la fosfatasi alcalina intestinale che, in esperimenti precedenti, avevano dimostrato essere in grado di prevenire l’obesità, il diabete e la sindrome metabolica.
Riteniamo dunque che la causa del fallimento dell’aspartame sia da ricercarsi appunto nella sua azione di blocco degli effetti benefici della fosfatasi alcalina intestinale. Il nuovo studio appena pubblicato su Applied Physiology, Nutrition and Metabolism sembra adesso sostanziare questa ipotesi.
Li vendevano come capi di maglieria pregiata, alcuni con l’etichetta “puro cachemire”, “pashmina” e “seta”. In realtà golf, sciarpe e altri accessori erano realizzati con peli di topo e altri animali. Lo hanno scoperto gli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Livorno che hanno sequestrato oltre un milione di capi di varie tipologie.
A insospettire le Fiamme Gialle, il prezzo eccessivamente conveniente di alcuni capi riportanti nelle etichette la dicitura “in cachemire”, rinvenuti in un negozio di Rosignano Marittimo, gestito da una coppia di origine cinese.
Le analisi effettuate dal Laboratorio chimico dell’Agenzia delle Dogane hanno infatti accertato che i tessuti delle maglie erano composti per lo più da un misto di acrilico, viscosa, poliestere, peli di topi ed altri animali.
Complessivamente, sono state denunciate 14 persone per frode in commercio, tra cui un importante grossista di Sesto Fiorentino, distributore in tutta l’Italia centrale di prodotti tessili importati dalla Cina.
da Il Sole 24 Ore del 03.02.2014